Venerdì 25 ottobre è iniziata la seconda tappa del
Convegno ecclesiale diocesano, con l’Incontro residenziale all’Hotel Stabia, a
Castellammare di Stabia. Dopo l’accoglienza, i partecipanti si sono trasferiti
nella parrocchia di Maria SS. del Carmine, dove, dopo il canto iniziale, la
preghiera introdotta dall’arcivescovo Francesco Alfano, l’invocazione allo
Spirito Santo e la lettura del Vangelo di Matteo (20, 20-28), la biblista
Rosanna Virgili, docente presso l’Istituto teologico marchigiano, ha tenuto la
lectio divina. Partendo da una lettura esegetica del Vangelo di Matteo, la
professoressa ha evidenziato che ci troviamo “in un momento di verità nella
relazione di Gesù con i suoi discepoli”. Gesù, infatti, “è venuto per ‘tirar giù
dal Cielo’ qualcosa che possa cambiare la vita sulla terra. In questa sfida non
è solo, ci sono gli apostoli”. Gli apostoli, ha precisato Virgili, “sono la sua
famiglia ‘di cuore’, che nasce da una vocazione e vive di un sogno, il Regno di
Dio sulla terra”.
Il brano del Vangelo analizzato è quello in cui la
madre dei figli di Zebedeo chiede a Gesù che Giacomo e Giovanni siedano uno alla
sua destra e uno alla sua sinistra nel suo regno. Questo episodio avviene subito
dopo il terzo annuncio della Passione. Come già successo per gli altri due
annunci della Passione da parte di Gesù, la reazione degli apostoli mostra la
distanza di pensiero tra il Signore e i discepoli. È proprio in questi momenti
che dimostrano di non aver capito. In particolare, dopo il terzo annuncio, c’è
l’episodio citato. Pietro, Giacomo e Giovanni sono i tre apostoli più vicini a
Gesù, hanno assistito alla Trasfigurazione. Il fatto che sia la madre a chiedere
a Gesù una posizione privilegiata fa capire che “sono rientrati i legami
familiari”, ma “quando avevano iniziato a seguire Gesù, non avevano lasciato
tutto? I figli di Zebedeo fanno, così, il cammino del gambero”. Inoltre, i
discepoli hanno accettato orami l’idea che Gesù morirà, ma l’aspetta un Regno:
quindi, “si apre il problema della successione”. Per questo, dopo la richiesta
della madre di Giacomo e Giovanni “scoppia la cagnara nella comunità
apostolica”. Di fronte a questo scenario, davvero triste, “la risposta di Gesù è
bellissima. Il suo è un linguaggio sapienziale. Egli è un pedagogo”.
Innanzitutto, “chiede se sanno cosa significa sedere alla sua destra e alla sua
sinistra. E parla del calice, il calice amaro che dovrà bere, prendendo addosso
il nostro male”. “Per il potere – ha avvertito Virgili – noi siamo disposti a
distruggere tutto, anche l’amicizia con Gesù”.
Il Signore poi fa un discorso molto importante
parlando dei potenti del mondo. “Nel mondo – ha osservato la biblista – c’è una
geometria piramidale. Dunque, l’ordine del mondo è gerarchico, ma in senso
negativo. I potenti del mondo dominano. Gesù non ci dice che non ci devono
essere governanti; il problema sta nel modo in cui si esercita l’autorità”.
Infatti, “noi abbiamo bisogno di chi ci guida, ma governare dominando significa
tradire le attese di un popolo”. Gesù dice: “Tra voi non sia così”. Dunque, “chi
vuol essere grande sia ‘diacono’ nel Regno di Dio”. Il diacono è “colui che
serve. L’essere grande viene dal basso. Chi vuole essere primo deve essere
servo”. D’altra parte, “il Figlio dell’uomo è venuto per servire, non per essere
servito. Si definisce diacono. La Croce è il massimo della
diaconia”.
Maria, nel Nuovo Testamento, diventa la sostituta
di Abramo e Mosè, è la serva del Signore. Cosa significa essere servi del
Signore? “Non essere sottomessi a nessun potere del mondo, non alienare niente
di sé – ha spiegato Virgili -. I potenti del mondo dicono di essere dei
‘salvatori’, di risolvere i problemi. Questo, però, non è il modo di agire del
nostro Dio. noi siamo soggetti di relazione, non viviamo di solo pane, è Dio che
ci dà dignità”. Gesù, ha continuato la biblista, “ci mostra lo stile della
Chiesa: essere servi”. Gesù non vuole conquistare le folle approfittando della
povertà di chi ha fame. “Nel miracolo dei pani e dei pesci – ha ricordato la
professoressa – Gesù vuole la collaborazione dei discepoli: ognuno mette quello
che ha: è nella condivisione che si ha la moltiplicazione dei pani. I poveri
sfamano il mondo condividendo quello che hanno”. Un altro errore da cui ha messo
in guardia Virgili è “relegare Dio nel passato, imbalsamarlo in una statua. Dio
è ‘liquido’, è ‘qualcosa che scorre’”. Perciò, noi dobbiamo essere le sue mani,
i suoi piedi, i suoi occhi nel mondo. “La nostra fede – ha sostenuto la biblista
– non ha paura di contaminarsi con questo mondo”. Insomma, un invito a
“sporcarsi le mani” per condividere il poco che si ha con gli altri e iniziare a
realizzare, già qui, la civiltà dell’amore.
(Articolo di Gigliola Alfaro tratto dal sito
dell'Arcidiocesi di Sorrento)
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