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sabato 23 luglio 2016

Fontanelle 2009: Bravo Franco! da Anna Guarracino (agosto 2009)

Anche quest’anno, come per le passate edizioni, la Sagra “Fontanelle 2009” si è conclusa, dopo quattro giorni di continui festeggiamenti, con lusinghiero successo.
Anch’io, come sempre, vi ho partecipato, ma questa volta non in veste di organizzatrice, ma di visitatrice, attenta e interessata, a tutti gli aspetti di questa piacevole manifestazione.
È inutile dire che mi è bastato varcare la soglia del cancello che introduce alla mostra-mercato più rinomata della penisola sorrentina per sentirmi inebriare da quell’aria festosa e suggestiva che rimanda al tradizionale mondo dei contadini.
So bene che le mie impressioni potrebbero non essere del tutto obiettive perché sottoposte all’inganno dei sentimenti condizionati dall’affetto che nutro per questa Sagra che, di anno in anno, sempre più, mi affascina.
Mai l’ho trovata meramente ripetitiva perché pur riproducendosi sullo stesso schema non manca mai di novità e di attrattive ed io in questi anni tanto ho imparato sulla cultura contadinesca e sulle tradizioni del mio paese.
Per questo non voglio descrivere la visita, come ho fatto l’anno scorso, ma voglio soffermarmi su tre aspetti dell’evento che maggiormente hanno carpito il mio interesse.
§        Innanzitutto molto ho apprezzato il passaggio per le strade del paese della banda musicale che con note avvincenti annunciava a tutti il momento di festa invitando e invogliando alla partecipazione.
La Sagra è giunta oramai alla sua 30ª edizione ed è stato davvero bello ricordarlo ai paesani in questo allegro modo.
§        Secondo, mi è tanto piaciuta la preparazione dei viali all’ingresso  della Sagra. Ogni anno mi ha incantato, ma questa volta di più: sono stati più curati i particolari e l’insieme ha offerto una visione più spettacolare di sé.
Mi spiego: l’aver posto accanto, intrecciati e confusi tra loro, i colori vividi dei fiori e degli ortaggi è stato davvero straordinario.
La scritta fantastica “Fontanelle 2009” con i pomodorini rossi su un fondo di paglia attirava lo sguardo tanto quanto un dipinto di un grande artista. E che dire di quel bel giallo dei girasoli che spiccava sul verde matto degli ulivi?  
§        Terzo, mi ha sorpreso nell’area  espositiva la mancanza di quella che ritenevo la più attraente “bancarella agricola” della mostra: quella di Gaetano Guarracino, diventato nel tempo la mascotte storica della Sagra dei Colli di Fontanelle.
Negli anni questo simpatico contadino, nostro paesano, si è divertito a stupirci con le sue creazioni artistiche fatte con prodotti del suo fondo agricolo. Ne andava egli stesso orgoglioso e nello spiegarci il procedimento eseguito ci avvinceva totalmente con il suo entusiasmo.
Egli più di tutti gli altri ha collezionato nel tempo premi su premi: ora per lo stand  più bello della Sagra… ora per quello più accattivante… ora per quello con più prodotti agricoli in esposizione…
Se mai ci fosse qualcuno che meriterebbe anche un premio per le maggiori presenze o per la maggiore simpatia nella partecipazione alla Sagra quello è sempre lui, diventato a pieno merito personaggio storico, figura istituzionale della Mostra-mercato di Fontanelle.
Spero vivamente che l’anno prossimo ritorni, pimpante come sempre, al suo ruolo così faticosamente conquistato.
La Sagra dei Colli ha bisogno di siffatte presenze.
E per finire devo aggiungere un’ultima considerazione a questo mio resoconto che esula dalla visita fatta alla fiera, ma ad essa si collega strettamente.
Ho letto il libro scritto da Franco Gargiulo in occasione del trentennale della Sagra, intitolato “La frazione dei Colli di Fontanelle in Sant’Agnello e la Sagra che vi si svolge in Settembre” e  presentato  qui ai Colli, nei locali del Circolo culturale “Nuovi Orizzonti”, nei primi giorni della Sagra di quest’anno.
Purtroppo non ho potuto essere presente a questa iniziativa per impegni professionali e perciò ho comprato il libro solo qualche giorno dopo, nel tradizionale stand di Franco Gargiulo, il vigile scrittore.
L’ho letto in un solo fiato e mi è piaciuto tanto che ora lo consiglierei a tutti i miei compaesani e non solo.
L’autore ha diviso l’opera letteraria in due parti: la prima l’ha dedicata alla storia dei Colli e della Sagra e la seconda al suo amico Carlo Sagristani, ideatore della stessa Sagra.
Non sintetizzo il contenuto del testo per evitare di inficiare la curiosità dei  potenziali futuri lettori, ma mi limito a esprimere ciò che la lettura  ha suscitato in me.
Intanto premetto che con Franco, l’autore del testo, ho condiviso, sebbene per pochi anni, l’amicizia di Carlo e come lui ho partecipato alle prime edizioni della Sagra e quindi ne ho visto la nascita e ho assistito alla sua evoluzione fino all’attuale edizione. Quindi ripercorrere, durante la lettura del libro, quelle tappe storiche del nostro passato ha risvegliato in me tanti ricordi, alcuni decisamente belli e altri davvero tristi.
Degli ultimi non parlerò, ma dei primi sì.
Sin dall’inizio sapevo bene che con quella manifestazione così decantata da Carlo avrebbe avuto successo e ricordo ancora l’impegno profuso durante l’organizzazione delle prime due edizioni: fu immenso.
Ero stimolata da Carlo che spesso veniva a casa insieme al vulcanico Girolamo Tozzi, da sempre amico carissimo di famiglia, per convincermi del successo dell’iniziativa. Ma a essere coinvolto maggiormente fu papà, che, come me, amava ideare momenti conviviali mirati a trascorrere serate in allegria.
Allora non avevamo modelli da seguire… ci si affidava all’inventiva. E fu così che insieme pensammo al falò in piazza, acceso dopo l’offerto dei panini farciti con salsiccia e broccoli o con salsiccia e peperoni verdi. E pensammo anche al ballo: doveva essere tradizionale e rappresentativo della nostra zona e dunque non poteva non essere che la nota “Tarantella sorrentina”.
In quella edizione tutto era offerto, non si pagava nulla e né si vendeva alcunché.
Quello spirito festoso, disinteressato e gioioso, non l’ho più rivissuto, ma il ricordo di quell’esperienza è vivido dentro di me.
C’era poca gente, rispetto ad ora, ma a noi poco importava: ci bastava stare  bene insieme, in allegra compagnia.
L’euforia fu tanta che io mi misi a distribuire il vino dimenticandomi di non sopportarne l’odore, perché astemia. A sera inoltrata ero ubriaca senza aver bevuto un solo goccio e da allora non ho più voluto farlo.
L’anno successivo con un po’ di organizzazione in più l’evento raggiunse il massimo del successo, superando di gran lunga la più rosea delle previsioni.
Allora in piazza bruciammo “Bacco, il dio del vino”. Non ricordo chi lo costruì, ma il falò fu davvero spettacolare.
Con questi eventi avevamo risvegliato in tutti, a nostra insaputa, il senso della festa popolare e in tanti partecipavano all’organizzazione, ognuno facendo la propria parte.
L’allegria di papà non la dimentico e ancora oggi a lui mi ispiro nella realizzazione delle mie iniziative pubbliche.
Credo che se dessimo la parola a tutti coloro che hanno partecipato in questi trent’anni all’organizzazione di questa festa, ognuno avrebbe qualcosa di originale e di bello da raccontare.
Ha ragione Franco quando dice che questo evento ha cambiato le sorti economiche e socio-culturali del nostro paese, segnandone uno snodo storico significativo.
Alla Sagra tutti siamo un po’ debitori.
I denigratori della stessa parlano magari solo perché non l’hanno mai fatta "standone dentro" e pertanto non sono in grado di farne una disamina serena e reale.
Da questa festa anch’io ho ricevuto tanto che a raccontarlo per iscritto dovrei riempire molte più pagine di quelle scritte da Franco. 
Un record dedicatomi merita di essere citato.
Sfidai un mio carissimo amico pizzaiolo, Raffaele: volevo che mi lanciasse in alto la pasta della pizza napoletana per poi prenderla sul dito indice e farla ancora volteggiare, senza romperla, come lui mostrava di fare bene in altezze limitate. Mi fece attendere fino all’una di notte quando mi chiamò per effettuare la prova. Era circondato da tanti altri nostri amici che gli facevano coraggio cantando canzoncine incoraggianti.
Stavamo in piazza e lui si concentrava e guardava in alto: mirava al superamento dei fili della corrente. A me sembrava davvero impossibile poter giungere a tanto, d'altronde io non ci sarei riuscita neppure lanciando a due mani un oggetto qualsiasi.
Mi dovetti ricredere. Raffaele lanciò deciso la pasta che volteggiando lievemente, superò i fili e ricadde sulla sua mano riprendendo sorprendentemente a volteggiare, senza fare neppure una grinza.
Scoppiò un fragoroso applauso e seguirono, insiemi a miei, i tantissimi complimenti dei presenti. Che bella nottata fu quella!
È inutile aggiungere che dopo fummo costretti tutti a mangiarla e solo più più tardi, quasi in mattinata, tornammo felici ognuno a casa propria.
Quanti altri fatti potrei raccontare…
Certo chi mi conosce bene potrebbe invitarmi a parlare anche di quegli avvenimenti accadutimi durante l’organizzazione di alcune edizioni più recenti, da me presiedute, che tanto clamore hanno avuto sulla stampa locale.
Ebbene anche questi episodi  imprevedibili mi hanno tanto insegnato e tanto fortificata.
Oggi li annovero tra più significativi e il loro ricordo mi è caro come tutti gli altri.
Il bello è …esserci sempre stata e aver contribuito al successo di quella che ancora oggi può ritenersi, a pieno merito, la più storica, suggestiva e bella, Sagra dei prodotti locali della penisola sorrentina.

Si, condivido a pieno i contenuti e i sentimenti espressi da Franco nel suo libro e spero, come lui, che la Storia del nostro paese possa ancora per molti anni annoverare tra le sue pagine tanta altre Sagre e tanti altri episodi/eventi volti a valorizzare il nostro passato, ricordando quelle persone che tanto hanno fatto per noi.

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