Un salto dal presente al passato,
passeggiando tra le mura del vecchio castello
di S. Nicola
de Thoro-Plano, a Maiori (Sa).
Questa visita
al Castello di Maiori, vicino Salerno, vale molto di più di una settimana di
studio su un testo di Storia locale per le conoscenze del passato che qui si
apprendono solamente guardando con attenzione tutto quello che si trova
all’interno delle sue vecchie mura...
A custodire i
valori e ricordi del passato legati a questo patrimonio storico ci pensa
l’attuale proprietario che, con vera passione e senza scopo di lucro, apre
volentieri la porta del suo personale “museo storico” ai visitatori che,
interessati e insistenti, bussano all’uscio, anche diverse volte nello stesso
giorno.
La nostra immersione nel passato è terminata con l’uscita da questo castello ma abbiamo portato con noi il vivido ricordo delle belle cose ammirate, il profumo delle erbe medicinali, la bellezza naturale dei panorami strabilianti che abbiamo archiviati in foto, per non dimenticarne gli effetti, la gentilezza del signor Crescenzo De Martino e l’odore e il sapore indescrivibili dei limoni del posto che egli ci ha regalato a fine percorso.
Il castello si erge sulla sommità del Colle che sovrasta il paese di
Maiori, nel salernitano. Da lassù si possono ammirare squarci panoramici
mozzafiato e vedute da incanto passeggiando serenamente tra i suoi ruderi, ricchi di cimeli storici, vasellame antico e
stranezze di vario genere, attorniati dalle mura di cinta del castello e
dispersi nella variegata vegetazione che prospera a
quell’altitudine.
Il luogo è
privato e non sempre è aperto al pubblico ma noi abbiamo avuto la fortuna di
andarci nel momento in cui stava sul posto l’attuale proprietario che si è
offerto gentilmente di accompagnarci in un improvvisato tour turistico durante
il quale ci ha fatto visitare ogni angolo della sua antica tenuta e ci ha
raccontato, con dovizia di particolari, la storia locale e soprattutto la vita
nel castello nei tempi andati.
Socievole e
simpatico il signore Crescenzo De Martino (così si chiama il proprietario di ciò
che resta dell’antico castello di San Nicola del Thoro-plano) illustrandoci il
percorso turistico, ci ha pure fatto notare la ricchezza e la varietà delle erbe
curative che crescono lì spontaneamente; adornano, in primavera, il prato di
colori variopinti e inebriano l’aria con profumi intensi.
Ci siamo divertiti a fotografare queste belle macchie colorate di fiori
che punteggiavano il verde prato che affiancava i sentieri su cui stavamo
camminando e ogni tanto il signore Crescenzo ne coglieva qualcuno per noi, per
farcelo ammirare più da vicino e
La
struttura del castello risale a fine Quattrocento e ricalca fedelmente la pianta
delle costruzioni feudali evidente dalla posizione delle nove torrette e dai
merli che sovrastano le mura di cinta, intervallate in sommità da più
feritoie.
La posizione e
la struttura lo presentano come luogo di difesa e di rifugio della popolazione
locale ai tempi delle incursioni nemiche e delle scorrerie dei pirati e, più
tardi, come semplice roccaforte di
questo borgo salernitano.
Di certo fu un
luogo molto vissuto dato la presenza dei tanti oggetti antichi, ceramiche,
vasellami e reperti di vario genere.
Il tutto costituisce un patrimonio storico e culturale di eccellente fattura, tanto che ci ha sorpreso la noncuranza dell’Istituzioni locali per tanta ricchezza proveniente dalle epoche passate.
Ritornando
alla nostra visita, durata quasi un’intera mattinata, c’è da dire che ci ha
sorpreso il fatto che, dopo aver
visitato la parte bassa della vecchia struttura medioevale, il signore Crescenzo ci ha invitato a
inerpicarci lungo una scalinata che ci ha condotto nella parte più alta della
tenuta dove sono state avviate opere di ristrutturazione dei ruderi esistenti
rendendoli abitabili nel pieno rispetto della loro conformazione
originale.
Ci siamo
trovati così in una vecchia stalla adibita a salone dove il pozzo dell’acqua
piovana è stato trasformato in base da poggio, la mangiatoia in custodia di
damigiane, bottiglie e di contenitori vari, la ruota di un vecchio carro in
lampadario, ecc.
Un vero
incanto! Per un attimo siamo rimaste confuse non sapendo più dove ci trovassimo:
la ristrutturazione in pietre dure e
sfaccettate delle pareti e il rinnovo delle imposte della facciata ci riportava
ai nostri tempi ma l’arredo ci rimandava ai tempi andati.
Qui, dal
fresco dell’ambiente interno ci siamo trovate, uscendo fuori, al caldo sferzante
dell’ambiente esterno dove risvegliata dai caldi raggi del sole, faceva capolino
sul selciato del sentiero una piccola lucertola che vedendoci, spaventatasi, è
corsa immediatamente a rifugiarsi nel
pertugio di una pietra.
Forse questa è
stata la prima lucertola che abbiamo visto quest’anno in cui l’estate tarda ad
arrivare.
Le sorprese
per noi non sono finite qui, perché poco avanti il signor Crescenzo ci ha
condotto sul suolo che ospitava una chiesa, a tre navate, dedicata a San Nicola
de Toro-plano e ci ha spiegato che stavamo in quel momento sulla sommità della
costruzione perché la restante parte non è mai stata scavata per mancanza di
fondi.
Anche qui ci
siamo divertite a scattare foto dalle feritoie delle mura e dall’enormi aperture
verso l’esterno che presumibilmente dovevano essere le antiche vetrate della
chiesa.
Intanto,
accanto a noi, campeggiava alta la parte del vecchio campanile, a testimonianza
perenne della sacralità del luogo.
Ad occhi
chiusi abbiamo immaginato la vita nel castello negli anni passati: così abbiamo
udito il nitrito dei cavalli e osservato la gente lavorare nei campi a mani
nude, sotto il cocente sole dell’estate rovente e o al freddo degli inverni
nevosi; abbiamo pensato alle persone che attingevano l’acqua dai pozzi per
abbeverare gli animali o per l’uso domestico; abbiamo visto, sempre con gli
occhi della fantasia, la guarnigione sul posto intenta a preparare le armi di
difesa e a mandare segnalazioni di pericolo attraverso le feritoie delle
torrette; abbiamo immaginato la gente di sera affrettarsi, con l’arrivo del
buio, ad accendere candele e lanterne ad olio per svolgere gli ultimi compiti
prima di andarsene a letto.
Altro che
realtà virtuale! Qui il museo a tre dimensioni è pura
realtà.
Di sicuro in
questo luogo la vita non doveva essere una “pacchia”: è inimmaginabile pensare
qui anche a giovani castellane
circondate da servi, lussi e svaghi.
La stile di
vita qui condotto, pur se non del tutto spartano, doveva necessariamente essere
semplice e rurale, faticoso e stentato, pur in presenza di una torretta del
tesoro che racchiudeva, in forzieri ben protetti, i beni del borgo, oltre quelli
degli abitanti del castello.
Ora la
torretta del tesoro che si trova nella parte più alta del castello, è stata
ristrutturata ma conserva intatta un’icona di un santo riprodotta su
legno nonché altri bei cimeli del tempo passato.
La nostra immersione nel passato è terminata con l’uscita da questo castello ma abbiamo portato con noi il vivido ricordo delle belle cose ammirate, il profumo delle erbe medicinali, la bellezza naturale dei panorami strabilianti che abbiamo archiviati in foto, per non dimenticarne gli effetti, la gentilezza del signor Crescenzo De Martino e l’odore e il sapore indescrivibili dei limoni del posto che egli ci ha regalato a fine percorso.
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