sabato 16 luglio 2016

Un salto dal presente al passato... a Maiori (Sa) (8 luglio 2013)

6 luglio 2013
Un salto dal presente al passato,
passeggiando tra le mura del vecchio castello
di S. Nicola de Thoro-Plano, a Maiori (Sa).


Questa visita al Castello di Maiori, vicino Salerno, vale molto di più di una settimana di studio su un testo di Storia locale per le conoscenze del passato che qui  si apprendono solamente guardando con attenzione tutto quello che si trova all’interno delle sue vecchie mura...




Il castello si erge sulla sommità del Colle che sovrasta il paese di Maiori, nel salernitano. Da lassù si possono ammirare squarci panoramici mozzafiato e vedute da incanto passeggiando serenamente tra i suoi ruderi,  ricchi di cimeli storici, vasellame antico e stranezze di vario genere, attorniati dalle mura di cinta del castello e dispersi nella variegata vegetazione che prospera a quell’altitudine.









Il luogo è privato e non sempre è aperto al pubblico ma noi abbiamo avuto la fortuna di andarci nel momento in cui stava sul posto l’attuale proprietario che si è offerto gentilmente di accompagnarci in un improvvisato tour turistico durante il quale ci ha fatto visitare ogni angolo della sua antica tenuta e ci ha raccontato, con dovizia di particolari, la storia locale e soprattutto la vita nel castello nei tempi andati.

Socievole e simpatico il signore Crescenzo De Martino (così si chiama il proprietario di ciò che resta dell’antico castello di San Nicola del Thoro-plano) illustrandoci il percorso turistico, ci ha pure fatto notare la ricchezza e la varietà delle erbe curative che crescono lì spontaneamente; adornano, in primavera, il prato di colori variopinti e inebriano l’aria con profumi intensi.  




Ci siamo divertiti a fotografare queste belle macchie   colorate di fiori che punteggiavano il verde prato che affiancava i sentieri su cui stavamo camminando e ogni tanto il signore Crescenzo ne coglieva qualcuno  per noi, per farcelo ammirare più da vicino e 
sentirne la fragranza.








La struttura del castello risale a fine Quattrocento e ricalca fedelmente la pianta delle costruzioni feudali evidente dalla posizione delle nove torrette e dai merli che sovrastano le mura di cinta, intervallate in sommità da più feritoie.





La posizione e la struttura lo presentano come luogo di difesa e di rifugio della popolazione locale ai tempi delle incursioni nemiche e delle scorrerie dei pirati e, più tardi, come semplice  roccaforte di questo borgo salernitano.


 



Di certo fu un luogo molto vissuto dato la presenza dei tanti oggetti antichi, ceramiche, vasellami e reperti di vario genere.










Il tutto costituisce un patrimonio storico e culturale di eccellente fattura, tanto che ci ha sorpreso la noncuranza dell’Istituzioni locali per tanta ricchezza proveniente dalle epoche passate.













 A custodire i valori e ricordi del passato legati a questo patrimonio storico ci pensa l’attuale proprietario che, con vera passione e senza scopo di lucro, apre volentieri la porta del suo personale “museo storico” ai visitatori che, interessati e insistenti, bussano all’uscio, anche diverse volte nello stesso giorno.

Ritornando alla nostra visita, durata quasi un’intera mattinata, c’è da dire che ci ha sorpreso il fatto che,  dopo aver visitato la parte bassa della vecchia struttura medioevale,   il signore Crescenzo ci ha invitato a inerpicarci lungo una scalinata che ci ha condotto nella parte più alta della tenuta dove sono state avviate opere di ristrutturazione dei ruderi esistenti rendendoli abitabili nel pieno rispetto della loro conformazione originale.





































Ci siamo trovati così in una vecchia stalla adibita a salone dove il pozzo dell’acqua piovana è stato trasformato in base da poggio, la mangiatoia in custodia di damigiane, bottiglie e di contenitori vari, la ruota di un vecchio carro in lampadario, ecc. 














Un vero incanto! Per un attimo siamo rimaste confuse non sapendo più dove ci trovassimo: la  ristrutturazione in pietre dure e sfaccettate delle pareti e il rinnovo delle imposte della facciata ci riportava ai nostri tempi ma l’arredo ci rimandava ai tempi andati.


Qui, dal fresco dell’ambiente interno ci siamo trovate, uscendo fuori, al caldo sferzante dell’ambiente esterno dove risvegliata dai caldi raggi del sole, faceva capolino sul selciato del sentiero una piccola  lucertola che vedendoci, spaventatasi, è corsa  immediatamente a rifugiarsi nel pertugio di una pietra. 


Forse questa è stata la prima lucertola che abbiamo visto quest’anno in cui  l’estate tarda ad arrivare.

Le sorprese per noi non sono finite qui, perché poco avanti il signor Crescenzo ci ha condotto sul suolo che ospitava una chiesa, a tre navate, dedicata a San Nicola de Toro-plano e ci ha spiegato che stavamo in quel momento sulla sommità della costruzione perché la restante parte non è mai stata scavata per mancanza di fondi.

Anche qui ci siamo divertite a scattare foto dalle feritoie delle mura e dall’enormi aperture verso l’esterno che presumibilmente dovevano essere le antiche vetrate della chiesa.

Intanto, accanto a noi, campeggiava alta la parte del vecchio campanile, a testimonianza perenne della sacralità del luogo.

Ad occhi chiusi abbiamo immaginato la vita nel castello negli anni passati: così abbiamo udito il nitrito dei cavalli e osservato la gente lavorare nei campi a mani nude, sotto il cocente sole dell’estate rovente e o al freddo degli inverni nevosi; abbiamo pensato alle persone che attingevano l’acqua dai pozzi per abbeverare gli animali o per l’uso domestico; abbiamo visto, sempre con gli occhi della fantasia, la guarnigione sul posto intenta a preparare le armi di difesa e a mandare segnalazioni di pericolo attraverso le feritoie delle torrette; abbiamo immaginato la gente di sera affrettarsi, con l’arrivo del buio, ad accendere candele e lanterne ad olio per svolgere gli ultimi compiti prima di andarsene a letto.

Altro che realtà virtuale! Qui il museo a tre dimensioni è pura realtà.

Di sicuro in questo luogo la vita non doveva essere una “pacchia”: è inimmaginabile pensare qui anche a giovani castellane  circondate da servi, lussi e svaghi.

La stile di vita qui condotto, pur se non del tutto spartano, doveva necessariamente essere semplice e rurale, faticoso e stentato, pur in presenza di una torretta del tesoro che racchiudeva, in forzieri ben protetti, i beni del borgo, oltre quelli degli abitanti del castello.

Ora la torretta del tesoro che si trova nella parte più alta del castello, è stata ristrutturata ma conserva intatta un’icona di un santo riprodotta su legno nonché altri bei cimeli del tempo passato.


La nostra immersione nel passato è terminata con l’uscita da questo castello ma abbiamo portato con noi il vivido ricordo delle belle cose ammirate, il profumo delle erbe medicinali, la bellezza naturale dei panorami strabilianti che abbiamo archiviati in foto, per non dimenticarne gli effetti, la gentilezza del signor Crescenzo De Martino e l’odore e il sapore indescrivibili dei limoni del posto che egli ci ha regalato a fine percorso. 




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