lunedì 25 dicembre 2017

Tra un caffè e un presepe… in-stradá-ti!

25 DICEMBRE 2017

Tra un caffè e un presepe… in-stradá-ti!


Quante volte abbiamo sentito, soprattutto noi napoletani, l’espressione “Caffè sospeso”! Addirittura Luciano De Crescenzo ne ha parlato in un suo libro spiegandone il significato. 

Ma chi mai ha sentito parlare di “Presepe sospeso”? 


Si trova nella Chiesa della Natività di Maria Vergine ai Colli di Fontanelle e l’ha ideato Don Tonino De Maio con alcuni parrocchiani, suoi aiutanti. 

Ormai noi del paese siamo abituati alle sue sorprendenti creazioni, soprattutto natalizie, ma ogni volta lo stupore aumenta: c’è sempre in esse qualche elemento di novità che attira la nostra attenzione e ci induce a riflettere sul messaggio evangelico implicito, ben sapendo che egli va oltre ciò che semplicemente mostra.

Spiegare questo “Presepe sospeso” è difficile perché le parole non possono rendere l’impatto emozionale che si prova entrando in chiesa e trovarsi subito sotto al presepe e contemporaneamente nel presepe. 

Difatti, esso è posto in alto, sospeso in aria! 

Per guardarlo bisogna passare sotto una strada di luce e un cielo stellato e ammirare dal basso il passaggio dei pastori, che, dall’entrata della chiesa, si dirigono verso la capanna, collocata sull’altare, al centro della navata principale, dove ad attenderli c’è la luce delle luci, Gesù Bambino che brilla, ancora di più, su tutto e su tutti. 

E’ un tripudio di luci ma anche di effetti ottici che cambiano a seconda della posizione in cui si sta in chiesa: guardando il presepe dall’altare si nota l’avanzare dei pastori verso la capanna, ma, se si osserva lo stesso dall’entrata, si vedono i pastori andar via e ritornare, per la stessa strada, verso le proprie abitazioni… verso la vita di ogni giorno.

Questo scenario, veramente inusuale, ha ancor più senso se si considera il significato religioso, apparentemente implicito, che don Tonino gli ha attribuito.

Lo ha spiegato dall’altare durante l’omelia e ci ha indotto così ad un’interpretazione più spirituale e più profonda di quanto avevamo dinanzi.

Il presepe -ha detto- non deve essere il risultato di un rituale monotono che si ripete per tradizione ma ci deve ricordare l’essenza della nostra fede che non si esprime in un giorno ma in una vita intera, trascorsa camminando sulla strada indicata da Gesù, in conformità di quanto raccontato nel Vangelo (strada della luce). 

In questa ottica, i pastori siamo noi fedeli nell’atto del cammino della nostra vita e l’andata verso la capanna rappresenta la nostra appartenenza e devozione alla fede cristiana e il ritorno indica il nostro agire nella pratica quotidiana in qualità di figli di Dio. 

“In-stradrá-ti”, inteso come immissione sulla strada dell’amore, sull’esempio di Cristo, è dunque il punto centrale del discorso poiché è sulla strada che mostriamo quanto siamo cristiani coerenti. 

Lo ha dimostrato per primo Gesù, nella sua vita terrena, quando sulla strada ha soccorso i bisognosi; in strada ha incontrato la Samaritana; in strada ha percorso la via del Calvario. 

Anche noi camminando per strada dobbiamo rivolgere l’attenzione a chi ha bisogno di noi: ai poveri, ai profughi e, spesso, agli ultimi, “scartati” dalla società, che per Cristo, invece, sono “pietre d’angolo”.

Un compito non facile ma in sintonia con l’invito di papa Francesco di andare verso le periferie esistenziali piuttosto che fermarsi davanti alla capanna o starsene soltanto nelle chiese.

Queste considerazioni associate alla struttura originale ed artistica del prodotto, elevano questo presepe ad opera metaforicamente trascendentale, tanto che nessuno può guardarlo senza porsi domande sull’essenza della propria cristianità. 

                                             Anna Guarracino








sabato 23 dicembre 2017

Auguriiiiiiiii!!!!!


-Fratelli in cammino: pellegrinaggio a Castelpetroso: visita al borgo di Pesche (3)


Il borgo di Pesche, in Isernia, è antichissimo:  risale al Medioevo. E' arroccato sul pendio del monte San Marco. 
Dall' alto il paesino è sovrastato da un grande castello i cui ruderi ancora raccontano la storia delle sue origini: per andarlo a visitarlo bisogna attraversare gran parte del borgo, percorrendo le sue suggestive vie, salendo per malandati scalini e passando per stretti vicoletti. 
Nel cammino, compagno di viaggio  è il silenzio: difatti il centro è quasi disabitato. 
Le persone del posto  sono per lo più anziani che, soprattutto con il freddo di questi giorni, preferiscono starsene al calduccio nelle loro piccole casette.
Caratteristica del posto è la struttura delle piccole abitazioni del borgo, ricostruite in parte dopo un disastroso terremoto che devastò l'intero paese verso il '400.

























Slargo delle croci stazionarie:
Ne sono cinque, tutte diverse tra loro, poggianti su esili steli di pietra. Nessuna data ci permette di fissare l'epoca della loro realizzazione.

pesche-croci-2.jpg pesche-croci.jpg pesche-croci-3.jpg
La prima, dai bracci a terminazione di picche, presenta sulla faccia un calice sormontato da un cuore fiammeggiante e due iniziali VN/VC. Della seconda sopravvive solo lasse verticale. La terza, lunica su colonna circolare di provenienza romana, ha i bracci come la prima. Vi si vede il Cristo crocifisso con le braccia a Y con il sottostante cranio di Adamo. La quarta la pi semplice perch non ha alcun segno e le terminazioni dei bracci sono a punta. La quinta ha le terminazioni trilobate (su cui sono incise le iniziali VC/VM) con lasse verticale che si allarga in forma quasi piramidale. Credo che una volta esse fossero singolarmente collocate davanti alle varie chiese scomparse di Pesche e poi siano state opportunamente raccolte in questo luogo.)

E per finire in serata... un tramonto straordinario.











Il giorno ha dato le consegne alla notte...
il tramonto è preludio dell'alba.

giovedì 21 dicembre 2017

-Fratelli in cammino: pellegrinaggio a Castelpetroso: Visita alla Basilica dell'Addolorata (1)

-12 dicembre 2017-
Fratelli in cammino - Parrocchia dei Colli di Fontanelle


La Basilica è maestosa, alta più di 54 m e lunga più di 60. E' in arte gotica e affascina anche per la discrepanza tra questo stile architettonico e la povertà del luogo dove si erge: una zona montuosa, fredda e disabitata. 
All'interno in alto, alla base della cupola, troneggiano tanti Santi, quasi a guardia dell'altare dove è situata la statua di Maria Addolorata che offre il figlio morto a Dio.




Sembra che così sia apparsa la Madonna alle due pastorelle che la videro per prima: non in lutto per la perdita del figlio morto in croce,  ma in atto di donazione. A braccia aperte, la Mamma Celeste mostra al Padre Eterno il Figlio morto e gli si affida totalmente e consapevolmente, in atto di piena accettazione del gran dolore: partecipa così all'opera di redenzione dell'umanità, proprio come il Figlio.

Di certo, non c'è dolore più grande di quello di una mamma che perde il Figlio, eppure la Madonna l'ha sperimentato; non si è sottratta alla pena della perdita del figlio e né si è lasciata vincere dalla disperazione per il forte dolore che ha subito. 

Lei si fida e si affida.

"Avere la forza di affidarsi a Dio è l'unico modo per dar senso alla propria sofferenza e offrirla per la redenzione degli uomini, sull'esempio di Maria Addolorata e di Gesù Crocifisso" queste, in sintesi, le parole che don Tonino ha detto dall'altare al momento dell' omelia, durante la celebrazione della S. Messa offerta ai giovani figli che hanno lasciato questa terra anzitempo.












L'allestimento in corso del presepio

Panorama


Via Matris: i sette misteri del dolore di Maria






















Per chi vuole saperne di più...
                        

http://biscobreak.altervista.org/2015/03/madonna-di-castelpetroso/