domenica 30 dicembre 2018

Passo, passo... verso la luce

Passo, passo… verso la luce


Era una notte fredda quella del 25 dicembre di 2018 anni fa ed era una notte fredda quella di ieri. 

E, come si racconta nel Vangelo, anche io, ieri, ho visto gente avvolta nei cappotti, con sciarpe e cappelli, che, come i pastori, andavano per la via in cerca della luce… come me. 

E la luce c’era: l’abbiamo trovata. 

Era poco lontano da noi, nel giardino della canonica, dietro alla chiesa dei Colli di Fontanelle, dove i bambini e i ragazzi dell’ACR, supportati dagli animatori, dai catechisti, dai genitori e dall’inarrestabile parroco del paese, Don Tonino De Maio, stavano mettendo in scena un originalissimo presepe. 

A vederli lì, infreddoliti ed emozionati per i ruoli che stavano interpretando, che tenerezza mi hanno fatto!

Hanno voluto provare sulla propria pelle le sensazioni e le emozioni dei protagonisti della Sacra Natività.

C’erano predisposte, a mo’ di quadri, sette scene della storia della nascita di Gesù, definite nei particolari. Mi ha colpito la semplicità delle loro strutture ma anche lo spirito di raccoglimento dei piccoli figuranti, totalmente immedesimati nelle parti che impersonavano.

C’era silenzio ovunque, specialmente quando il parroco ha chiesto un momento di preghiera e di riflessione davanti ad ogni quadro per invogliarci alla meditazione su quanto accadde più di 2000 anni fa, a Betlemme.

All’entrata, suggestiva è stata la prima scena che rappresentava l’annunciazione: l’angelo Gabriele e Maria, immobili entrambi, si guardavano negli occhi e sprigionavano gioia, come se davvero la stessero provando. Un cartello al centro riportava l’annuncio: “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù”.

Poco lontano, ho visto uno stanco Giuseppe, appena svegliato dall’angelo, mandato dal Signor a dirgli tacitamente: “Non temere di prendere con te Maria, perché ciò che in lei è generato viene dallo Spirito Santo”.

Per la via ho incontrato ancora Giuseppe e Maria, giovani sposi: andavano a visitare Elisabetta, la cugina di lei. Si incontreranno poco dopo e sarà Elisabetta a dirle: "Benedetta fra tutte le donne e benedetto il frutto del tuo seno Gesù."

Continuando a camminare, mi sono imbattuta in un’antica osteria piena di gente: qui i commensali, indifferenti a ciò che accadeva fuori, chiacchieravano tra loro, mentre l’oste, sulla soglia della porta, sembrava ripetesse quello che per Maria e Giuseppe era probabilmente già un ritornello: “Qui non c’è posto. Provate più avanti”.

Di lì a poco, ho incrociato un gruppo di pastori ancora dormienti o forse appena destati dalla voce dell’angelo che, torreggiando sul fondo del campo, sembrava volesse confortarli dicendo loro: “Non abbiate paura… è nato il Salvatore”

Ancora pochi passi più in là mi sono ritrovata davanti ad una misera stalla in cui una dolcissima e “giovanissima” Maria stringeva tra le braccia il figlio appena nato, mentre Giuseppe, suo sposo, estasiato li guardava entrambi. Sullo sfondo solo un bue e un asinello, mentre accanto un cartello rievocava l’evento: “In una misera stalla Maria, con accanto Giuseppe, diede alla luce il suo bambino, il figlio di Dio”.

A lato ho visto tre angeli che stringevano tra le mani un panno di stoffa su cui si leggeva: “Gloria”.

Alla fine del percorso, ho trovato la cometa che splendeva su una stalla. Qui c’era più trambusto.

All’interno c’erano tanti piccoli angeli: sembrava che cantassero: “Venite adoriamo, venite adoriamo il Re del Cielo”

Al centro, in braccia alla mamma, c’era il piccolo Gesù e, accanto, li vegliava Giuseppe.

Fuori, ad adorare il Bambinello, ho visto tre bei re: erano i magi, che, adornati dai loro regali mantelli, stavano prostrati e offrivano alla Sacra famiglia i loro ricchi doni… oro, incenso e mirra.

Dietro alla stella mi hanno attratto i fiocchi di neve che scendevano soavemente dal cielo: un affascinante gioco di luci e di colori che simulava la lieve caduta dei nivei batuffoli. 

Per un attimo, a vedere in tanta semplicità tanta ricchezza di scena, mi sono sentita del tutto coinvolta e, come se avessi smarrito il senso del momento, mi sono vista catapultata in un altro tempo, in un altro luogo e ho respirato l’aria del vero Natale. 

Dunque è proprio vero- mi son detta- che lo spirito del vero Natale non ha bisogno di sfarzo e di denaro, di luminarie e di regali, ma, ancora oggi come allora, si trova e si ritrova nella semplicità, nell’umiltà e nel ricordo di ciò che realmente è stato. 

Gioiosa e appagata, per aver goduto in tanto poco spazio di tanta meraviglia, ho raggiunto il posto del ristoro dove mi è stato offerto la tradizionale zeppola con lo zucchero, cioccolata calda e, sul finire della visita, anche vin brulè.

Così ho rivissuto, a distanza di pochi giorni, un altro Natale e adesso so bene che non dovrò aspettare un altro anno per festeggiarlo di nuovo, perché Natale lo si può vivere in ogni momento quando senti gioia dentro di te e vedi luce intorno a te. 
Anna Guarracino
































mercoledì 21 novembre 2018

Luoghi di pace… per ore serene (Reportage)

Luoghi di pace… per ore serene
-Santa Rita da Cascia: “Tucta allui se diete”-

Questo pellegrinaggio è stato da noi desiderato, sentito e ben vissuto.
Partiti di buon’ora abbiamo raggiunto in prima mattinata Roccaporena, in Umbria, e qui abbiamo iniziata la giornata mettendoci in cammino in “Via Crucis”, passando per l’Orto della rosa. E così, in preghiera, guidati da don Tonino, abbiamo ricordato Santa Rita che alla passione di Cristo si legò con la ferita della spina staccatasi dal crocifisso davanti al quale lei soleva pregare.

Da qui, poi siamo saliti allo “Scoglio” dove Rita si ritirava nei momenti di maggior sconforto.

La scalata è stata dura soprattutto per i più piccoli e per quelli affetti da problemi di deambulazione, ma, come per ogni salita, l’arrivo in cima è stato vissuto da tutti noi come conquista: qui la stanchezza è stata soprafatta dallo stupore per il magnifico panorama costituito dalle alte montagne stagliate contro l’immenso cielo adombrato di nubi grigie, foriere di piogge.

Il suono della campane del piccolo campanile che sovrasta la chiesetta, costruita sullo scoglio, ci ha dato il benvenuto, rallegrandoci la sosta, ma è stato pure un richiamo alla meditazione, rammentandoci che stavamo su un luogo di preghiera. In verità già l’altezza dello scoglio (827 m. circa) e il silenzio, lì imperante, stimolavano la riflessione tanto che tutti abbiamo pensato alla grandezza di Dio, Creatore di tanta bellezza naturale. Poi il confronto spontaneo con la nostra realtà quotidiana ha fatto il resto: Rita aveva capito che il dialogo con Dio è più forte e più intenso se condotto nel silenzio più assoluto. Che abisso con il nostro chiassoso mondo moderno!

La discesa è stata più veloce e a Roccaporena abbiamo visitato la casa natale di Rita, la chiesa di San Montano dove lei si è sposata e perfino il
Lazzaretto dove trovavano ospitalità i forestieri o venivano ricoverati i malati in gravi condizioni, in tempi di pestilenze.

Di certo non è stata facile la vita di questa donna in questo piccolo paese di montagna oppresso da povertà e malattie, dove non mancavano attriti tra famiglie e conflitti di interesse nonché sopraffazioni e mortificazioni.

Di pomeriggio, siamo andati a Cascia e, dopo esserci sistemati negli alberghi prenotati, siamo saliti al Santuario dedicato alla Santa e qui abbiamo sostato per ore davanti alla sua tomba:
ognuno di noi ha pregato intensamente per le intenzioni prefissatesi sapendo bene che la Santa dei casi impossibili non rimane indifferente di fronte a tanta insistenza.

Subito dopo, siamo andati a visitare il Monastero e qui un frate agostiniano ci ha raccontato in breve la vita di Santa Rita, prima e dopo il ritiro in convento: l’ha presentata come donna di pace e di preghiera, come suora obbediente e scrupolosa, innamorata di Gesù e della sua dolorosa passione.

A riscontro della sua obbedienza è ancora visibile, nel cortile del convento, la secolare vite che da stecco rinsecchito, innaffiato per ordine ricevuto dalla Superiore, riprese vita, tanto che i suoi tralci tuttora fruttificano, di anno in anno.

Nel museo dello stesso convento è conservato anche l’antico “Crocifisso del miracolo” nonché la Cassa Solenne dove venne deposto il corpo incorrotto della Santa.

A sera, dopo cena, abbiamo partecipato alla Messa celebrata da don Tonino che ci ha invitato a riflettere sul nostro essere cristiani in viaggio, con la gioia della fede.

Come il viandante va per le vie in cerca della sua strada che lo porta alla meta ed è certo di trovarla così noi dobbiamo percorrere la strada della fede cogliendo le indicazioni (i segni) che ci condurranno dal Signore. Don Tonino ha ribadito poi che tutti siamo chiamati alla santità ma ognuno arriva alla meta seguendo la propria strada. Quindi i santi sono un esempio di “santità realizzata” ma non sono emulabili per cui a nulla servono gli alibi che usiamo nel dire che noi non siamo capaci di tanta fede, come loro. 

In definitiva, dobbiamo solo attivarci con più fiducia e con più consapevolezza nel nostro personale progetto di vita per poterci santificare: la possibilità è data a tutti.


                                                    Anna Guarracino