Mi racconto


Il senso della vita... in un sogno 


Euforica per dei fatti appena capitatimi, ho deciso di  andare a fare una lunga passeggiata in montagna, da sola. 

Mi inerpico, tutta contenta di questa mia stessa idea, per una salita sassosa e incontro una vecchia che mi indica la strada che in parte deve percorrere anche lei. 

Le chiedo se conduce verso le mie parti, in direzione della Penisola Sorrentina, e lei mi fa notare che va verso quella zona ma la strada è lunga, tortuosa e anche pericolosa. 

Io l'ascolto attenta, ma non mi scoraggio:  intendo percorrerla tutta.

Seguo la vecchietta in silenzio ma lei è più pratica di me e, pur criticando le autorità che nulla hanno fatto per migliorare le condizioni di quel sentiero, cammina spedita, passando, ritta in piedi, su uno stretto muro dal quale si vede il precipizio da entrambe le parti. 

Mi fa paura questo tratto per la sua pericolosità e quindi mi abbasso e lo percorro camminando carponi, senza guardare in giù e mi rendo conto che non potrò più tornare indietro: questo tratto a scendere è troppo rischioso. 

Comunque vado avanti imperterrita. 

Dopo poco, arrivate su una spiana, più larga e meno pericolosa, la vivace signora sparisce tra le mura di un casermone vecchio.

La cerco per chiederle ulteriori informazioni ed entro nel rudere e qui vedo accampati tanti disperati, bisognosi e sofferenti: sembrano affetti da turbe psicologiche e capisco perché la vecchietta all'inizio del nostro incontro, mi ha detto che è pericolo camminare in alta montagna da sola. 

Ma ormai sono in cammino e quindi decido di proseguire seguendo la strada tracciata negli anni dai passanti. 

Il posto è bello e somiglia ai sentieri boschivi del Monte Faito.

Sono felicissima della scelta fatta e nel silenzio proseguo, ammirando dall'alto le valli in basso. Ma ecco che, man mano che avanzo, il sentiero si nota di meno fino a scomparire ed io mi trovo in un luogo che non conosco e non so per dove andare.

Non ho più indicazioni certe e capisco che rischio di perdermi: indietro non posso tornare e non so per dove andare in avanti.

  Avverto un forte senso di smarrimento ma subito reagisco decidendo di proseguire e penso alla nostra vita...

La nostra vita è proprio come questa strada che ho intrapreso: è bella e attira al prosieguo per la curiosità e la voglia di arrivare più in su, ma ha tratti pericolosi che richiedono molta attenzione da parte nostra. 

Ci sono momenti di smarrimento e di scoraggiamento, ma indietro non si può tornare e dunque bisogna per forza proseguire. 

Si arriva a un punto di incertezza perché non si sa per dove andare e questo è il momento della scelta: possiamo andare per un sentiero facile da percorrere o per un altro tortuoso e difficoltoso, ma non ci è dato saperlo. 

Qui subentra il destino o la fortuna e chi lo sa!!! L'importante è non fermarci, ma continuare a camminare. 

È stato in questo punto di indecisione che mi sono svegliata. 

 P.S. Non ho detto che, prima della decisione di salire su questa montagna, mi sono capitate due bellissime cose: 

1) Papà, a sorpresa, mi ha preparato la pasta al forno, in bianco con la besciamella.

2) Vestita elegantemente sono andata a scuola per partecipare ad un palloso Collegio dei Docenti, ma, entrata, mentre parlavo con delle colleghe, ho preso coscienza che  potevo non esserci perché ormai in pensione e così, voltando le spalle a tutti i presenti, decido di andarmene. Sull'uscio in uscita incontro la relatrice e incomincio a ridere per la gioia di non essere costretta ad ascoltarla. Lei mi guarda con sorpresa e mi sorride con altrettanta gioia: ha capito il mio senso di liberazione.

È stato così, che, libera da impegni lavorativi, ho deciso di inerpicarmi per i sentieri della montagna in cerca di panorami mozzafiato.

Ora sono felice per questa nottata trascorsa, dormendo e sognando e facendo, nel contempo, ciò che più mi piace: camminare spedita sul sentiero della vita.

                       

       

 L'assillo di un dubbio

 

Era un bel giorno di primavera e io scorrazzavo felicissima per le strade del paese con la mia potente moto sportiva, appena comprata.

 L’avevo desiderata fin da quando ero giovane, ma, per i costi alti, mi ero sempre accontentata di moto più economiche, di media cilindrata. 

E ora che finalmente la possedevo, correvo spensierata per le vie principali dei Colli, godendo dell’ebbrezza del vento che mi accarezzava il viso e mi scompigliava i capelli e ammirando il cielo terso, privo di nuvole. 

 Non indossavo il casco e mi sentivo del tutto libera e soddisfatta.

 Durante questa scorrazzata, intravidi un amico che aveva, e ha tuttora, in comune con me la passione per le due ruote e lo salutai, ma, siccome ero in velocità sostenuta, non feci in tempo a decelerare e passai oltre, contenta di averlo incontrato e di avergli fatto vedere, seppur in corsa, la mia nuova moto. 

 Procedevo in avanti speditamente guidando con sicurezza e non mancavo di lanciare uno sguardo curioso al paesaggio che mi sfrecciava davanti agli occhi.

 Correndo, sempre all’impazzata, senza una meta precisa, mi ritrovai ben presto in cima a una montagna da cui si poteva ammirare uno stupendo panorama. 

Salendo ancora più su, mi trovai nella parte più alta e guardandomi intorno mi sembrava di essere al di sopra delle nuvole dalle quali s’intravedevano i cocuzzoli di altre montagne. 

 Non potevo più proseguire e qui, estasiata più che stanca, sostai più a lungo. Poi decisi di scendere e, girata la moto, guardai in basso, ma stranamente non vidi più la strada che mi aveva condotto sulla vetta: s’intravedeva solo una lunga e scoscesa rupe, irta e difficoltosa, con tratti a gradoni alti e altri comunque impervi, tanto da non poterla percorrere con la moto. 

Perplessa mi chiesi: -Ma come ho fatto ad arrivare quassù con la mia moto? Come farò ora a discendere?

 Mi angosciava il non capire e, soprattutto, il non sapere come tornare indietro, come affrontare quella discesa, giacché ero pienamente conscia del fatto che non potevo ritornare con la moto e che avrei dovuto lasciarla lì, sulla cima della montagna. 

Fui colta da un senso d’inquietudine che contrastava con le emozioni prima provate e mi sentii persa. 

Il tutto però durò per un breve lasso di tempo, perché, proprio mentre riflettevo sul come tornare indietro, mi svegliai. 

E ancora, inebriata dalla gioia onirica e confusa dall’accaduto, cercavo disperatamente una risposta agli interrogativi postimi, senza trovarla. 

E tuttora sto pensando a come avrei fatto a scendere da lassù e ancora non trovo alcuna soluzione. 

Un dubbio mi assilla: -E se il ritorno indietro non fosse stato più possibile? 

 

Anna Guarracino 

Da “Racconto i miei sogni”

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