domenica 20 maggio 2018

Un cammino di gioia

20 maggio 2018
 Un cammino di gioia

Considerato il mio duplice ruolo di Animatore della Comunicazione e della Cultura e di membro del Consiglio Pastorale della Parrocchia dei Colli di Fontanelle della Natività di Maria Vergine, di Sant’Agnello, non posso esimermi dal dovere di raccontare l’esperienza vissuta nell’incontro con Enzo Bianchi, fondatore  della Comunità di Bose, avvenuto nella Cattedrale di Sorrento, in presenza del vescovo della nostra Diocesi don Franco.
Al di là dello spessore culturale e spirituale di questo saggista, mi ha molto colpito il suo discorso sulla vita  spirituale del cristiano alla luce delle ultime encicliche “Evangelii gaudium” e  “Gaudere et exsultate” di Papa Francesco.
La Cattedrale era gremita di fedeli e, dall’assorto silenzio che regnava nell’ambiente, credo che tutti abbiano provato il mio stesso sentore. 
Enzo Bianchi ha esordito elencando le quattro esortazioni indicate  dal Papa come fari a cui il vero cristiano deve far riferimento per orientarsi nel suo cammino  di fede.
Ha poi spiegato le motivazioni che hanno spinto la Chiesa Cattolica a promuovere un vero cambio di rotta nella sua tradizionale pratica religiosa che, appesantita da riti liturgici, precetti e abitudini, stava perdendo  nel tempo forza, coraggio e vivacità, smarrendo il senso di gioia che viene semplicemente vivendo da veri cristiani il Vangelo.
Di qui l’esigenza del risveglio inteso come mutamento ovvero come cambiamento radicale della propria conversione.
Un vero cristiano -ha detto il saggista- non può presentarsi in comunità con viso tirato, occhi tristi e aspetto depresso, ma, al contrario, deve gioire in quanto è espressione diretta dell’amore riflesso del Cristo a cui egli si conforme.
Ha così presentato la gioia di Maria, madre esemplare di Gesù, e la gioia del figlio nella loro quotidianità: entrambi vivevano sereni e beati nella loro comunità svolgendo il loro compito al meglio e non rifugiando dai momenti conviviali, condivisi con parenti e amici.
Li accumulava la felicità perché entrambi avevano una ragione di vita che radicava nella loro diversa opera di evangelizzazione, intesa come edificazione del regno di Dio. E così deve essere per qualsiasi altro cristiano.
Ognuno per la sua strada, senza imitare modelli di altra santità, deve mirare alla felicità realizzando il proprio percorso di vita nell’ascolto del Vangelo che ha in sé potenzialità immisurabili e imprevedibili, perché indica a ciascuno e a tutti il proprio giusto modo di vita.
Dunque, tutti siamo chiamati alla evangelizzazione per raggiungere la santità che  è    felicità derivante dalla consapevolezza che la fede in Gesù Cristo dà senso alla propria vita, ad ognuno a proprio modo.
Ma per quanto i percorsi di vita siano diversi non possono svolgersi al di fuori della comunità: bisogna camminare insieme (sinodalità).
È nella chiesa fraterna… è  nella prossimità… è nell’incontro con l’altro che il vero cristiano si mostra qual è, ossia uomo gioioso di Dio, capace di amore concreto, di atti di generosità e di solidarietà.
Il suo esempio di vita diventa così chiara testimonianza del suo essere cristiano.

                                                                                                                                    Anna Guarracino




                                        



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