Dietro agli spot solo inganno: la riforma della Costituzione italiana è una truffa.
-Mille ragioni per sbarrare il NO al prossimo Referendum-
Mancano pochi giorni al momento decisivo: siamo chiamati tutti
noi, elettori attivi, ad esprimere, tramite referendum popolare, il nostro assenso o dissenso sulla riforma della Carta
costituzionale proposta dal nostro governo.
E’ inutile fermarci sull’importanza dell’atto civico che ci
riconosce la sovranità popolare nella nostra Repubblica Democratica, qual è
appunto l’Italia, per dettato costituzionale.
Dopo una personale battaglia, condotta da mesi sui social
word, in campo lavorativo e presso i “centri di ascolto e di riflessione”,
voglio esplicitare i motivi del mio dissenso.
Intanto parto dal principio che la Carta costituzionale per
essere riformata o integrata deve seguire un iter legislativo speciale,
previsto dalla stessa Costituzione, e non può essere dettata dall’agenda
politica di un Presidente della Repubblica uscente e toccata, o meglio manipolata, da un drappello di
presuntuosi incompetenti, per lo più illegittimi e abusivi, così come sta succedendo da noi,
in Italia.
Sia ben chiaro: -La nostra Carta costituzionale è frutto di sacrifici, di sangue, di
privazioni, di violenze e soprusi che oggi reclamano rispetto e non arroganti
abusi.
Essa, oggi più che mai, richiede piena applicazione e non
modificazione.
Mai prima d’ora s’era vista un’oscenità del genere: una
proposta di riforma predisposta da un governo con autoritarismo, mitigato solo
in parte dalla richiesta dell’opposizione di una consultazione popolare, e mai
s’era visto un presidente ( la p minuscola è doverosa) del Consiglio dei
Ministri schierarsi apertamente per la sua approvazione, lui che, per legge e
per morale, dovrebbe essere imparziale.
Che cosa sta difendo questo pseudo presidente? Snellimento
della burocrazia, semplificazioni delle procedure e tagli per esigenze
economiche o interessi personali e di
parte per la difesa di privilegi e poltrone?
Negli spot pubblicitari di matrice politica, trasmessi dai
mezzi di comunicazione che lo stesso governo ha occupato e asservito al proprio
volere, si citano, con assordanti ridondanze, i primi, ovvero tagli e
snellimento dell’iter legislativo, per ottimizzare i tempi di esecuzione, ma, a
ben vedere, si mira solo ai secondi, ossia a tutelare i propri privilegi e a
conservare la propria poltrona salvaguardando gli interessi delle banche.
Basta leggere le integrazioni apportate al testo
costituzionale per rendersene conto.
Il guaio è che in Italia si legge poco e si ci limita ad
ascoltare i soliti ciarlatani che raramente dicono la verità.
Ora bisogna necessariamente cambiare atteggiamento se non
vogliamo perdere quel poco che ci è rimasto.
Ed io questo ho fatto: ho letto con attenzione la
documentazione e non è stato per niente facile.
Da qui lo sdegno per le bugie ascoltate e per l’inganno
nascosto.
Non ci sarà nel senato snellimento delle procedure
burocratiche perché non sarà affatto
superato il bicameralismo paritario delle Camere e anche la riduzione del
numero dei senatori è una presa in giro dato che con la nuova procedura essi non
saranno più eletti dal popolo ma scelti dai partiti che, con fare autoritario,
potranno “cantarsela e suonarsela a proprio piacimento”.
Inoltre gli articoli della Costituzione, come in particolare
l’art. 70 che risulta illeggibile agli stessi tecnici, non sono stati
semplicemente modificati ma manipolati per poter garantire più poteri ai
politici al governo estromettendo sempre più l’ingerenza dei cittadini.
Perché tutto questo?
Basterebbe rispondere: -Lo esige l’Europa!
E, difatti, dietro queste pressioni e manie riformistiche ci
sono sicuramente altri poteri, occulti e forti, che tirano i fili dei nostri
attuali politici che altro non sono se non burattini nelle loro mani.
Chi, come me, sta vivendo in prima persona gli effetti
devastanti della ultima riforma sulla scuola (l. 107) può ben denunciare e
gridare ai quattro venti le malefatte di questo governo perché sta constando
sulla propria pelle l’incompetenza di questa classe politica che, con arroganza,
prepotenza, ignoranza e tracotanza, impone l’improponibile fino a piegare il
sistema al proprio volere e nel caso specifico è toccato alla scuola e di conseguenza ai suoi
operatori.
Dunque, vogliamo parlarne di queste multinazionali che si sono
impadronite del potere a livello mondiale?
Ormai a farla da padrone è il profitto (leggi banche) che
non guarda in faccia la persona e l’umano che è in ognuno di noi (leggi
cittadini).
A tirare i fili di gestione delle Istituzioni politiche sono
questi grandi e impietosi imprenditori
che necessitano di leggi ad hoc, fatte in breve tempo e imposte con autorità a
un popolo, sempre più inerme e rassegnato, non preso per niente in
considerazione se non nel suo ruolo di produttore di lavoro e consumatore, non
sempre consapevole.
Vogliamo parlare anche del popolo dei lavoratori?
E’ sempre più considerato come macchina per produrre e per
questo non è più garantito né dall’orario di lavoro né dallo stipendio adeguato
e da qui tutto il suo impoverimento, morale ed economico.
Posso io, cittadina e lavoratrice onesta, starmene in
silenzio e tollerare tanta ingiustizia e
tanta ipocrisia?
Certamente no!
In quanto docente, ho sempre avuto rispetto per la
Costituzione italiana e ne ho promosso la conoscenza insegnandone i principi e
gli articoli ai miei alunni, tra i banchi della scuola, e ora non posso vederla
oltraggiata e umiliata, restandomene nel chiuso della mia realtà privata.
La Carta costituzionale,
a dirla con il Presidente, senatore Imposimato, è
il testamento spirituale di tanti giovani morti sul campo di battaglia
per i valori della patria, per i diritti democratici e per il principio della
libertà di tutti e di ciascuno e noi non possiamo non tenerne conto.
A noi, loro eredi, tocca, rispettarla e difenderla perché
venga applicata e non mortificata.
Per tutto questo, domenica 4 dicembre, io voto convinta NO: lo
devo alla mia onestà intellettuale, lo devo a coloro che hanno lottato per noi
nel passato, lo devo ai miei concittadini italiani e lo devo alle future
generazioni perché non vivano la tristezza delle guerre passate e né le
restrizioni economiche e morali di questo presente, inquinato dall’avidità di
pochi che stanno tentando di irretire il mondo sfruttandone oltremodo le sue risorse,
a proprio tornaconto.
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