giovedì 1 dicembre 2016

La Costituzione NO, non si tocca!

Dietro agli spot solo inganno: la riforma della Costituzione italiana è una truffa.

-Mille ragioni per sbarrare il NO al prossimo Referendum-


Mancano pochi giorni al momento decisivo: siamo chiamati tutti noi, elettori attivi, ad esprimere, tramite referendum popolare, il nostro assenso o dissenso sulla riforma della Carta costituzionale proposta dal nostro governo.
E’ inutile fermarci sull’importanza dell’atto civico che ci riconosce la sovranità popolare nella nostra Repubblica Democratica, qual è appunto l’Italia, per dettato costituzionale.
Dopo una personale battaglia, condotta da mesi sui social word, in campo lavorativo e presso i “centri di ascolto e di riflessione”, voglio esplicitare i motivi del mio dissenso.


Intanto parto dal principio che la Carta costituzionale per essere riformata o integrata deve seguire un iter legislativo speciale, previsto dalla stessa Costituzione, e non può essere dettata dall’agenda politica di un Presidente della Repubblica uscente e toccata, o  meglio manipolata, da un drappello di presuntuosi incompetenti, per lo più illegittimi e abusivi, così come sta succedendo da noi, in Italia.
Sia ben chiaro: -La nostra Carta costituzionale  è frutto di sacrifici, di sangue, di privazioni, di violenze e soprusi che oggi reclamano rispetto e non arroganti abusi.
Essa, oggi più che mai, richiede piena applicazione e non modificazione.
Mai prima d’ora s’era vista un’oscenità del genere: una proposta di riforma predisposta da un governo con autoritarismo, mitigato solo in parte dalla richiesta dell’opposizione di una consultazione popolare, e mai s’era visto un presidente ( la p minuscola è doverosa) del Consiglio dei Ministri schierarsi apertamente per la sua approvazione, lui che, per legge e per morale, dovrebbe essere imparziale.
Che cosa sta difendo questo pseudo presidente? Snellimento della burocrazia, semplificazioni delle procedure e tagli per esigenze economiche o interessi personali  e di parte per la difesa di privilegi e poltrone?
Negli spot pubblicitari di matrice politica, trasmessi dai mezzi di comunicazione che lo stesso governo ha occupato e asservito al proprio volere, si citano, con assordanti ridondanze, i primi, ovvero tagli e snellimento dell’iter legislativo, per ottimizzare i tempi di esecuzione, ma, a ben vedere, si mira solo ai secondi, ossia a tutelare i propri privilegi e a conservare la propria poltrona salvaguardando gli interessi delle banche.
Basta leggere le integrazioni apportate al testo costituzionale per rendersene conto.
Il guaio è che in Italia si legge poco e si ci limita ad ascoltare i soliti ciarlatani che raramente dicono la verità.
Ora bisogna necessariamente cambiare atteggiamento se non vogliamo perdere quel poco che ci è rimasto.
Ed io questo ho fatto: ho letto con attenzione la documentazione e non è stato per niente facile.
Da qui lo sdegno per le bugie ascoltate e per l’inganno nascosto.
Non ci sarà nel senato snellimento delle procedure burocratiche  perché non sarà affatto superato il bicameralismo paritario delle Camere e anche la riduzione del numero dei senatori è una presa in giro dato che con la nuova procedura essi non saranno più eletti dal popolo ma scelti dai partiti che, con fare autoritario, potranno “cantarsela e suonarsela a proprio piacimento”.
Inoltre gli articoli della Costituzione, come in particolare l’art. 70 che risulta illeggibile agli stessi tecnici, non sono stati semplicemente modificati ma manipolati per poter garantire più poteri ai politici al governo estromettendo sempre più l’ingerenza dei cittadini.
Perché tutto questo?
Basterebbe rispondere: -Lo esige l’Europa!
E, difatti, dietro queste pressioni e manie riformistiche ci sono sicuramente altri poteri, occulti e forti, che tirano i fili dei nostri attuali politici che altro non sono se non burattini nelle loro mani.
Chi, come me, sta vivendo in prima persona gli effetti devastanti della ultima riforma sulla scuola (l. 107) può ben denunciare e gridare ai quattro venti le malefatte di questo governo perché sta constando sulla propria pelle l’incompetenza di questa classe politica che, con arroganza, prepotenza, ignoranza e tracotanza, impone l’improponibile fino a piegare il sistema al proprio volere e nel caso specifico è toccato alla scuola e di conseguenza ai suoi operatori.
Dunque, vogliamo parlarne di queste multinazionali che si sono impadronite del potere a livello mondiale?
Ormai a farla da padrone è il profitto (leggi banche) che non guarda in faccia la persona e l’umano che è in ognuno di noi (leggi cittadini).
A tirare i fili di gestione delle Istituzioni politiche sono questi grandi  e impietosi imprenditori che necessitano di leggi ad hoc, fatte in breve tempo e imposte con autorità a un popolo, sempre più inerme e rassegnato, non preso per niente in considerazione se non nel suo ruolo di produttore di lavoro e consumatore, non sempre consapevole.
Vogliamo parlare anche del popolo dei lavoratori?
E’ sempre più considerato come macchina per produrre e per questo non è più garantito né dall’orario di lavoro né dallo stipendio adeguato e da qui tutto il suo impoverimento, morale ed economico.
Posso io, cittadina e lavoratrice onesta, starmene in silenzio e tollerare  tanta ingiustizia e tanta ipocrisia?
Certamente no!
In quanto docente, ho sempre avuto rispetto per la Costituzione italiana e ne ho promosso la conoscenza insegnandone i principi e gli articoli ai miei alunni, tra i banchi della scuola, e ora non posso vederla oltraggiata e umiliata, restandomene nel chiuso della mia realtà privata.
La Carta costituzionale,  a dirla con il Presidente, senatore  Imposimato, è  il testamento spirituale di tanti giovani morti sul campo di battaglia per i valori della patria, per i diritti democratici e per il principio della libertà di tutti e di ciascuno e noi non possiamo non tenerne conto.
A noi, loro eredi, tocca, rispettarla e difenderla perché venga applicata e non mortificata.
Per tutto questo, domenica 4 dicembre, io voto convinta NO: lo devo alla mia onestà intellettuale, lo devo a coloro che hanno lottato per noi nel passato, lo devo ai miei concittadini italiani e lo devo alle future generazioni perché non vivano la tristezza delle guerre passate e né le restrizioni economiche e morali di questo presente, inquinato dall’avidità di pochi che stanno tentando di irretire il mondo sfruttandone oltremodo le sue risorse, a proprio tornaconto.











Il mio paese è fuori dibattito! La scelta è affidata al senso civico e all'intelligenza dei singoli cittadini. 



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