mercoledì 20 luglio 2016

Il valore di un sorriso (26 luglio 2009)


Si dice che il sorriso sia l’espressione dell’animo: lo emana la persona gioiosa e serena, che ama il mondo con le sue magnificenze.

Il sorriso è diverso dalla semplice risata che è espressione di un momento di divertimento, di ilarità,  ma poi passa e il volto torna alla sua naturale fattezza.

Il sorriso invece è qualcosa di più intenso che permane nel viso e lo illumina di luce propria, rendendolo sempre più bello, più gioioso.

Allora perché non imparare a sorridere?

Per farlo bisogna prima imparare a ridere nel quotidiano per abituare il nostro animo a godere dei momenti più significativi della nostra vita come i tempi felici trascorsi in famiglia o con gli amici, come le occasioni di spensieratezza e di giochi, come i tempi di svago e -perché no- di impegno e di lavoro.

 È come dire: impari ad affrontare la vita con un’arma in più che ti può essere utile nei momenti difficili, di scoraggia-mento e/o di sofferenza.

Queste considerazioni hanno un forte riscontro nelle parole di un famoso personaggio, Charlot, che affermava:
-“Credo nel potere del riso e delle lacrime come antidoto all'odio e al terrore. E’ paradossale che nell'elaborazione d'una comica la tragedia stimoli il senso del ridicolo; perché il ridicolo, immagino, è un atteggiamento di sfida:
dobbiamo ridere in faccia alla tragedia, alla sfortuna e alla nostra impotenza contro le forze della natura, se non vogliamo impazzire".
Da queste parole appare chiaro che il riso ha anche un valore terapeutico, soprattutto oggi, nel tempo della crisi che, come ben sappiamo, non è solo finanziaria, ma anche etica e sociale.
Proprio ora quindi che predomina l’interesse economico, l’angoscia, la seriosità, la paura del futuro, l’individualismo e l’egoismo, è arrivato il momento di reagire… di rivalutare il ruolo del riso e del sorriso. 
Ci siano di conforto anche le riflessioni del dott. Angelo Giordano che alla domanda: -"Perchè si è sentita l'esigenza di approfondire gli effetti terapeutici della risata?
Lui risponde: -“Perchè il consumo di psicofarmaci negli ultimi decenni è aumentato a dismisura e la nostra vita è caduta in preda alla seriosità. Siamo diventati troppo seriosi, non dico seri, la serietà è un valore positivo.
Tutta una serie di cose attrae la nostra attenzione, una serie di impegni, doveri, obblighi, cose alle quali vorremmo scappare molto volentieri, e invece ci sentiamo costretti a sottoporci a questa routine.
Questo lentamente comincia a diventare causa di fru-strazione, di ansietà, di nevrosi, di depressione. Direi che questa seriosità è diventata insopportabile ed è il vero e proprio male oscuro degli ultimi decenni. Il vero male oscuro è dunque l'essersi scrollati di dosso quel bambino che eravamo.
Provate a ricordare, fate un passo indietro di 10, 15, 60 anni, ricordatevi di come eravate, quella forza, quella gioia di vivere, quella energia.
Quel bambino che eravate si è eclissato, perché in realtà non è scomparso, non scompare mai: è sempre nascosto dietro a quelle sovrastrutture che lentamente abbiamo costruito sopra. Immaginate un po' una giornata nuvolosa, immaginatene ora 2, 10, 30: alla 31esima uno può pensare che il sole non esista, e invece basta prendere un aereo, bucare le nubi e il sole è sempre presente, è solo coperto dalle nubi che lentamente, nel corso della vita, si sono stratificate.
Direi che noi veniamo educati a soffrire… un'educazione scientifica, che parte dall'infanzia e ci insegna che la vita è sofferenza: obblighi, impegni, doveri, precetti. Non veniamo quasi mai educati a gioire, a godere delle cose belle della vita e oggi si ride sempre meno.
Pensate che per ridere uno deve andare al cinema... si è persa un po' la capacità di ridere, bisogna andare a teatro, bisogna mettersi davanti alla televisione. Non che ci sia qualcosa che non va, ma non può essere l'unica occasione per distrarsi e passare qualche ora in allegria...”
E allora cosa altro aspettiamo? Noi dei Colli l’occasione per distrarci e passare qualche ora di allegria l’abbiamo con i “Games estivi 2009- Tutti in gioco: si gioca”!!!
Sfreniamoci allora, sempre più convinti, in questa nuova avventura estiva e portiamo il riso nel nostro paese, nelle nostre case, nelle nostre famiglie, nelle nostre compagnie…
Portiamo ai Colli un po’ di allegria e divertiamoci insieme, svegliando il bambino che è in noi.
È ora di imparare a ridere e a far ridere: chi ben ci riuscirà avrà vinto la gara, pur senza conquistare l’ambita “Pignatta”.
Buon divertimento a tutti!!!
P.S.
Per meglio convincervi del valore del sorriso il Comitato vi invita a procurarvi anzitempo l’esortazione sull’argomento fatta da Madre Teresa di Calcutta. Vi servirà in gara.

                                                                                                       Il Comitato

Nessun commento: