venerdì 22 luglio 2016

Convegno ecclesiale-La lectio divina di R.Virgili (25 ottobre 2013)


Venerdì 25 ottobre è iniziata la seconda tappa del Convegno ecclesiale diocesano, con l’Incontro residenziale all’Hotel Stabia, a Castellammare di Stabia. Dopo l’accoglienza, i partecipanti si sono trasferiti nella parrocchia di Maria SS. del Carmine, dove, dopo il canto iniziale, la preghiera introdotta dall’arcivescovo Francesco Alfano, l’invocazione allo Spirito Santo e la lettura del Vangelo di Matteo (20, 20-28), la biblista Rosanna Virgili, docente presso l’Istituto teologico marchigiano, ha tenuto la lectio divina. Partendo da una lettura esegetica del Vangelo di Matteo, la professoressa ha evidenziato che ci troviamo “in un momento di verità nella relazione di Gesù con i suoi discepoli”. Gesù, infatti, “è venuto per ‘tirar giù dal Cielo’ qualcosa che possa cambiare la vita sulla terra.  In questa sfida non è solo, ci sono gli apostoli”. Gli apostoli, ha precisato Virgili, “sono la sua famiglia ‘di cuore’, che nasce da una vocazione e vive di un sogno, il Regno di Dio sulla terra”.
 
Il brano del Vangelo analizzato è quello in cui la madre dei figli di Zebedeo chiede a Gesù che Giacomo e Giovanni siedano uno alla sua destra e uno alla sua sinistra nel suo regno. Questo episodio avviene subito dopo il terzo annuncio della Passione. Come già successo per gli altri due annunci della Passione da parte di Gesù, la reazione degli apostoli mostra la distanza di pensiero tra il Signore e i discepoli. È proprio in questi momenti che dimostrano di non aver capito. In particolare, dopo il terzo annuncio, c’è l’episodio citato. Pietro, Giacomo e Giovanni sono i tre apostoli più vicini a Gesù, hanno assistito alla Trasfigurazione. Il fatto che sia la madre a chiedere a Gesù una posizione privilegiata fa capire che “sono rientrati i legami familiari”, ma “quando avevano iniziato a seguire Gesù, non avevano lasciato tutto? I figli di Zebedeo fanno, così, il cammino del gambero”. Inoltre, i discepoli hanno accettato orami l’idea che Gesù morirà, ma l’aspetta un Regno: quindi, “si apre il problema della successione”. Per questo, dopo la richiesta della madre di Giacomo e Giovanni “scoppia la cagnara nella comunità apostolica”. Di fronte a questo scenario, davvero triste, “la risposta di Gesù è bellissima. Il suo è un linguaggio sapienziale. Egli è un pedagogo”. Innanzitutto, “chiede se sanno cosa significa sedere alla sua destra e alla sua sinistra. E parla del calice, il calice amaro che dovrà bere, prendendo addosso il nostro male”. “Per il potere – ha avvertito Virgili – noi siamo disposti a distruggere tutto, anche l’amicizia con Gesù”.
 
Il Signore poi fa un discorso molto importante parlando dei potenti del mondo.  “Nel mondo – ha osservato la biblista – c’è una geometria piramidale. Dunque, l’ordine del mondo è gerarchico, ma in senso negativo. I potenti del mondo dominano. Gesù non ci dice che non ci devono essere governanti; il problema sta nel modo in cui si esercita l’autorità”. Infatti, “noi abbiamo bisogno di chi ci guida, ma governare dominando significa tradire le attese di un popolo”. Gesù dice: “Tra voi non sia così”. Dunque, “chi vuol essere grande sia ‘diacono’ nel Regno di Dio”. Il diacono è “colui che serve. L’essere grande viene dal basso. Chi vuole essere primo deve essere servo”. D’altra parte, “il Figlio dell’uomo è venuto per servire, non per essere servito. Si definisce diacono. La Croce è il massimo della diaconia”.
 
Maria, nel Nuovo Testamento, diventa la sostituta di Abramo e Mosè, è la serva del Signore. Cosa significa essere servi del Signore? “Non essere sottomessi a nessun potere del mondo, non alienare niente di sé – ha spiegato Virgili -.  I potenti del mondo dicono di essere dei ‘salvatori’, di risolvere i problemi. Questo, però, non è il modo di agire del nostro Dio. noi siamo soggetti di relazione, non viviamo di solo pane, è Dio che ci dà dignità”. Gesù, ha continuato la biblista, “ci mostra lo stile della Chiesa: essere servi”. Gesù non vuole conquistare le folle approfittando della povertà di chi ha fame. “Nel miracolo dei pani e dei pesci – ha ricordato la professoressa – Gesù vuole la collaborazione dei discepoli: ognuno mette quello che ha: è nella condivisione che si ha la moltiplicazione dei pani. I poveri sfamano il mondo condividendo quello che hanno”. Un altro errore da cui ha messo in guardia Virgili è “relegare Dio nel passato, imbalsamarlo in una statua. Dio è ‘liquido’, è ‘qualcosa che scorre’”. Perciò, noi dobbiamo essere le sue mani, i suoi piedi, i suoi occhi nel mondo. “La nostra fede – ha sostenuto la biblista – non ha paura di contaminarsi con questo mondo”. Insomma, un invito a “sporcarsi le mani” per condividere il poco che si ha con gli altri e iniziare a realizzare, già qui, la civiltà dell’amore.
 

(Articolo di Gigliola Alfaro tratto dal sito dell'Arcidiocesi di Sorrento)

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